Il momento del pranzo o della cena in famiglia può diventare un importante occasione di incontro, crescita e sperimentazione per genitori e figli.
Incontro perché condividere i pasti insieme permette di guardarsi, ascoltarsi e confrontarsi se si ha voglia.
Crescita perché stare insieme a tavola consente di confrontarsi con l’educazione al gusto, al contatto con il cibo, alla sua preparazione e alla costruzione di uno stile alimentare.
Sperimentazione perché specialmente quando i figli sono piccoli (0-6 anni) il modo in cui il cibo viene assaporato, gustato ed esplorato contribuisce ad ampliare le esperienze legate alla sensorialità, al piacere e alla creatività.
E’ bene anche interrogarsi su come stare a tavola in modo da permettere che incontro, sperimentazione e crescita possano diventare esperienze possibili.
E’ consigliabile spegnere la TV, mettere da parte smartphone, tablet e telefoni per rimanere attenti e concentrati a quello che si dice, si mangia e si fa durante il pranzo o la cena.
E’ un momento importante che ha a che fare con il nutrirsi nei suoi aspetti emotivi ed affettivi. Mangiare non è solo questione di pietanze, sostanze o alimenti ma costituisce uno dei comportamenti essenziali per la nostra sopravvivenza su cui si appoggiano, a seconda dei diversi contesti culturali, miti, regole, convinzioni e abitudini.
Se per qualcuno quando si sta a tavola non si parla, per altre famiglie è vero il contrario.
Se per qualcuno non ci si deve alzare mai da tavola, per qualche genitore è possibile garantire questa regola familiare lavorando su alternative al rigido stare seduti e fermi.
Specialmente con i figli più piccoli il genitore farebbe bene ad assicurare alternative di gioco al semplice stare a tavola che potrebbe risultare noioso per il bambino se immaginato solo con gli occhi e il corpo di un adulto.
Coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti e della tavolo da pranzo potrebbe essere un’attività entusiasmante e coinvolgente.
Come anche per i più piccoli mangiare con le mani in fase di svezzamento può costituire una occasione unica di contatto e sperimentazione con il cibo nelle sue varie forme.
Ma che succede quando siamo nervosi? Come ci comportiamo quando nostro figlio non mangia quello che vorremmo? Qual è stata la nostra esperienza con i nostri genitori a tavola?
Chiediamoci anche quanto e come nella nostra esperienza di genitori e figli abbiamo investito il cibo di significati emotivi, affettivi e relazionali.
Partendo dalla nostra esperienza di figli e poi genitori possiamo interrogarci per guardarci, osservarci e distanziarci da modelli e comportamenti “ingoiati” senza masticare.
Così come succede per il cibo abbiamo bisogno di assaporare i nostri comportamenti e le nostre emozioni, frammentarle, scomporle, masticarle e digerirle rimanendo in contatto con quello che sentiamo, pensiamo e facciamo.
Una volta che il cibo è ben scomposto può esser deglutito per passare ad una successiva fase di elaborazione e trasformazione.
Che succede se proviamo ad immaginare le somiglianze e le analogie fra il nostro stile alimentare e il nostro comportamento a tavola?
Quali sono le affinità e le divergenze che scopriamo?
Provare a rispondere a queste domande può essere un buon esercizio per allenare la propria capacità di auto-osservazione e intravedere nuove possibilità sulle proprie modalità di stare bene a tavola con i figli.